Otb alla prova della sostenibilità. Il focus è sul sostegno alla filiera

Ad un anno dal lancio della strategia di gruppo “Be Responsible. Be Brave”, Otb, il gruppo internazionale di moda e lusso a cui fanno capo i marchi Diesel, Jil Sander, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, le aziende Staff International e Brave Kid, e che detiene una partecipazione nel brand Amiri, presenta il primo bilancio di sostenibilità. Un lavoro di monitoraggio e rendicontazione che, sulla base di tre macroaree “Protecting our Planet”, “the New Fashion System” e “Brave Together”, ha coinvolto tutti i brand, i dipartimenti e lo staff per misurare i traguardi raggiunti, con riferimento al 2021 e alla carbon footprint nel triennio 2019-2021.

“La sostenibilità, quella vera, è solo per i coraggiosi – ha commentato Renzo Rosso, founder e chairman di Otb Group -. Sostenibilità non è una borsa in plastica riciclata, è uno state of mind, è il modo in cui un’azienda decide di procedere. Il mondo va nella direzione di una maggiore qualità della vita e per un imprenditore questo vuol dire dare garanzie di affidabilità ai suoi clienti e ai suoi dipendenti. Oggi Otb ha un team interamente dedicato alla sostenibilità, con un responsabile per ogni marchio. Tra un nostri brand, Diesel è sicuramente quello che ha registrato i maggiori progressi in termini di riduzione dell’impatto ambientale, ma ogni azienda è al lavoro”.

Lo sviluppo sostenibile e responsabile il player guidato da Rosso passa attraverso la cooperazione e il forte legame con l’industria locale. Infatti, al 2021 la società conta oltre 1.600 fornitori, di cui il 73% con sede in Italia (che diventano 80% nel segmento lusso), e quasi il 60% degli acquisti totali effettuati localmente nel Belpaese. Confermato per gli anni a venire il progetto C.A.S.H (Credito Agevolato – Suppliers’ Help) che dal 2013 permette ai fornitori elegibili di incassare anticipatamente, tramite un istituto bancario, i crediti vantati nei confronti di Otb a condizioni economiche agevolate grazie all’elevato merito creditizio del gruppo che fa da garante. Il programma è stato di fondamentale importanza per supportare l’ampia catena di fornitura, anche in anni difficili come quelli legati alle conseguenze della pandemia, fornendo loro stabilità di breve e lungo periodo. Più della metà dei fornitori affiliati a C.A.S.H. sono micro-imprese, un terzo sono piccole imprese e il restante 10% sono imprese di media dimensione.

“La filiera produttiva è chiaramente vitale per noi – ha aggiunto Ubaldo Minelli, chief executive officer di Otb -. C. A. S. H. è stato ideato in collaborazione con il Gruppo Bnp Paribas. In nove anni abbiamo erogato, tramite questo programma, oltre 400 milioni di euro. Anche nei mesi ‘paralizzati’ dalla pandemia abbiamo mantenuto gli impegni con tutti i nostri fornitori. Uno step ulteriore sarà l’acquisizione di partecipazioni in realtà di eccellenza che lavorano per noi, aziende con cui non vogliamo limitarci a collaborare ma dove riteniamo sia giusto ‘esserci’ con una quota”.

Circolarità e tracciabilità sono altri due elementi chiave nel modo di agire sostenibile del gruppo che grazie alle potenzialità della blockchain, sviluppata da Aura Blockchain Consortium, di cui è tra i membri fondatori, e di altre tecnologie mira a diffondere pratiche commerciali socialmente responsabili.

L’obiettivo è quello di raggiungere la neutralità carbonica delle operazioni interne entro il 2030 e dell’intera catena del valore entro il 2050 attraverso un piano d’azione con una forte attenzione al miglioramento della gestione energetica e la riduzione dell’impronta ambientale. Dal report è emerso che il 41% dell’elettricità usata per le operazioni interne di Otb proviene da fonti rinnovabili. L’azienda ha inoltre aderito al Roadmap to Zero Programme della Zero Discharge of Hazardous Chemicals (ZDHC) Foundation, pronta a sviluppare una strategia di gestione responsabile delle risorse idriche e delle sostanze chimiche e all’eliminazione dell’uso di sostanze chimiche pericolose dai processi produttivi entro il 2030. Inoltre, sin dal 2020, Diesel è entrato a far parte del Fashion Pact, la coalizione globale di aziende del settore della moda e del tessile, che agisce in tre aree principali: mitigare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani.

Otb vuole avere un ruolo attivo nella transizione verso un modello circolare dell’intero settore della moda e questo plasma tutti i progetti dei brand controllati, tra i quali il second hand di Diesel, una selezione di capi in denim usati a marchio Diesel, riparati, rinnovati e venduti in selezionati negozi italiani e online in tutta Europa; Recicla, il progetto con cui Maison Margiela ripropone item selezionati dal direttore creativo John Galliano, restaurati e riappropriati come capi o accessori in edizione limitata; Jil Sander+, una collezione basata sulla ricerca di prodotti con fibre organiche, performanti e spesso ecosostenibili; la nuova linea del brand Myar, realizzata da Brave Kid, che dona nuova vita a ritagli e rimanenze di tessuto, provenienti anche da diverse aziende del Gruppo Otb, seguendo una logica di riduzione, riuso e upcycle. Si segnalano inoltre Marniphernalia di Marni, un progetto in cui il brand ha dato nuova vita ad una serie di capi in cotone, attingendo dalle collezioni precedenti e riproponendo oltre 800 articoli arricchiti da motivi rigati realizzati a mano, e Viktor&Rolf Tulle Collection, una capsule in edizione limitata che utilizza capi vintage riciclati.

“Sperimentiamo tutti i modelli di business disponibili sulla sostenibilità – ha precisato Sara Mariani, chief sustainability officer del gruppo -. Abbiamo approcciato il tema in modo olistico. Nei prossimi mesi andremo ad implementare la tracciabilità dei nostri prodotti, mappando tutta la filiera, quindi anche al di là dei fornitori tier 1. Il progetto è in fase di implementazione, ma lo stiamo già ‘portando a terra’ per alcune collezioni. Alcuni capi Diesel, ad esempio, hanno già un Qr code per la tracciabilità”. Dal 2015 il gruppo fa parte della Responsible Luxury Initiative (ReLI), che definisce anche i principi di approvvigionamento dei materiali di origine animale per i brand di Otb e i loro fornitori. Quanto invece all’inclusività, nel 2021, il 51% delle posizioni manageriali del player veneto risulta occupato da donne, su un totale di circa 6mila dipendenti. I programmi di formazione e di valorizzazione dei talenti sono stati rinforzati: tra questi spicca la “Scuola dei Mestieri”, che offre, a un gruppo selezionato di studenti, un programma di tirocinio. Infine, grazie all’impegno di Otb Foundation, l’organizzazione no-profit indipendente nata nel 2008, il gruppo ha investito in oltre 300 progetti di sviluppo sociale che hanno avuto impatto positivo diretto sulla vita di circa 300mila persone.

A margine della presentazione del primo bilancio di sostenibilità (che ad oggi non è d’obbligo per le aziende non quotate), Otb ha confermato l’intenzione di approdare in Borsa, con un’Ipo che dovrebbe concretizzarsi tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025.

Ubaldo Minelli, Renzo Rosso e Sara Mariani
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